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Guardiagrele ha una popolazione totale al primo gennaio 2017 pari a 9.019 abitanti, 612 di questi sono stranieri che non hanno la cittadinanza italiana, per lo più di nazionalità albanese, rumena, macedone, marocchina, ma abbiamo anche piccole comunità di cinesi, indiani e ucraini.

Nel 2016, 21 cittadini stranieri hanno preso la cittadinanza italiana.

La nostra cittadina, nel tempo ha trovato un equilibrio con i cittadini provenienti dai diversi paesi del mondo, integrandoli nel proprio tessuto sociale.

Ad oggi il nostro comune ha una centro individuato dalla Prefettura, in convenzione con una cooperativa e una struttura alberghiera, che accoglie all’incirca 60 immigrati.

Questo, come già detto molte volte, è un Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS), che purtroppo ad oggi in molte realtà costituiscono la modalità ordinaria di accoglienza.

Avere un CAS vuol dire avere un centro che deve ospitare gli stranieri al momento del loro arrivo in Italia e in questi centri i migranti ricevono le prime cure mediche necessarie, vengono fotosegnalati e possono richiedere la protezione internazionale.

Solo successivamente, a seconda della loro condizione, vengono trasferiti nelle altre tipologie di centri.

Questi Centri, che siano di piccole o grandi dimensioni, sono sulla carta sistemazioni prettamente temporanee, la cui provvisorietà è legata ad una situazione d’emergenza e non può essere mantenuto come un sistema ordinario, nonostante ci sia, come nel nostro caso, un ottimo rapporto di collaborazione tra cooperativa e Amministrazione Comunale, che ci ha permesso di sottoscrivere una convenzione in collaborazione con la Prefettura, all’interno del quale sono previsti anche lavori socialmente utili con il fine dell'integrazione.

Capiamo che non può essere questo il metodo giusto di accoglienza, perché il “problema” immigrazione non si risolverà nel breve periodo e non con l’attuale modello Europeo, quindi dobbiamo essere noi a “saper accogliere” ed a lavorare per migliore il sistema di accoglienza locale ed è per questo che in data 07 febbraio 2017, in sede di giunta comunale, abbiamo deliberato la volontà  di adesione alla rete SPRAR (Sistema di Protezione per i Richiedenti Asilo e Rifugiati).

Attraverso questo sistema, gli Enti Locali, con il supporto di realtà del terzo settore, possono garantire interventi di "accoglienza integrata" che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico. In questo modo evitiamo anche che molti di loro stiano senza far nulla per un tempo prolungato e abbiano la possibilità di collaborare con la nostra società.

Sono fermamente convinta degli effetti positivi dello SPRAR, innanzitutto perché lavorare in rete con altri Enti sicuramente porterà benefici, in quanto si possono condividere problematiche, esperienze e modelli e in più, in questo modo si ottimizzano le risorse. 

Far parte di una rete locale coordinata a livello nazionale aiuta ed inoltre la programmazione sarà condivisa, in quanto, non saranno più le Prefetture ad avere il controllo di queste strutture, ma sarà direttamente L’Ente Comunale a fissare uno schema progettuale il più possibile aderente ai bisogni e alle caratteristiche del territorio, perché sono proprio i comuni i diretti interessati, che hanno tutto l'interesse a mantenere alti i livelli di qualità dei servizi offerti, migliorando la realizzazione degli interventi di accoglienza, di integrazione e tutela.

La programmazione è triennale (2017/2019), l'intero progetto è finanziato dal Ministero dell’Interno attraverso il Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi per l’Asilo ed i bandi sono flessibili proprio perché i numeri di questo fenomeno migratorio non sono costanti, quindi devono necessariamente adattarsi alle circostanze; la gestione dell’accoglienza deve essere commisurata all’ "emergenza".

Un ulteriore aspetto positivo dell’adesione alla rete SPRAR lo evidenza la Direttiva del Ministro dell’Interno dell’11.10.2016 – Regole per l’avvio di un sistema di ripartizione graduale e sostenibile dei richiedenti asilo e dei rifugiati sul territorio nazionale attraverso lo SPRAR, all’interno del quale troviamo una clausola di salvaguardia che rende esenti i Comuni che appartengono alla rete SPRAR, o che intendano aderirvi, dall’attivazione di ulteriori forme di accoglienza. 

Questo principio rimette la governance in mano alle Amministrazioni Comunali, che possono tornare a decidere, insieme alla comunità, numeri, modalità e soggetti da coinvolgere per organizzare l’accoglienza sul territorio.

Anche l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) si esprime in maniera positiva e sta investendo molto su questo progetto, attraverso corsi, informazioni e monitoraggio continuo, questo garantisce ai comuni una più tranquilla adesione al progetto; il Presidente Nazionale ANCI, Antonio De Caro, sottolinea che nel nostro paese oggi, sono accolte quasi 160mila persone, la maggior parte delle quali nel cosiddetto “circuito straordinario” a diretta gestione dei Prefetti. In altre parole, nella maggior parte dei casi si tratta di accoglienza emergenziale, troppo spesso non concordate con le Amministrazioni Comunale e dando luogo a concentrazioni eccessive di migranti, soprattutto sui territori di Comuni di più piccole dimensioni.

Lo SPRAR al contrario, garantisce la piena titolarità dei Comuni che decidono in autonomia in un quadro di trasparenza amministrativa e monitoraggio costante degli interventi.

Il prossimo immediato passo sarà quello di formulare e pubblicare una manifestazione d’interesse per identificare il soggetto che gestirà il progetto.

Ovviamente, insieme ad una serie di requisiti verrà richiesto di dimostrare una comprovata esperienza in qualità di Ente attuatore di progetti aderenti alla rete di protezione ed accoglienza, di essere in grado di prestare un insieme di servizi specialistici di carattere sociale e di favorire l'inserimento di professionalità del nostro territorio.

Successivamente verrà formulato il progetto, in termini gestionali, sociali ed economici ed andrà presentato entro il 31 marzo 2017 al Ministero che dovrà approvarlo.

Sono tre le categorie di progetti che potremmo presentare: Progetti ordinari, destinati a persone maggiorenni, progetti per minori non accompagnati e progetti per persone con disagio mentale o disabilità.

In ultimo lascio qualche dato per completezza di informazione: 

Secondo le informazioni della Banca Dati del Servizio Centrale SPRAR (novembre 2016), in Abruzzo risultano attivi soltanto 7 progetti SPRAR, nello specifico hanno aderito i comuni di Fossacesia, Palmoli, L’Aquila, Pizzoli, Roseto degli Abruzzi, e Teramo. 

In tutta Italia sono attivi 652 progetti (alcuni esempi: Lazio 46 progetti attivi, Veneto 19, Toscana 25, Piemonte 30, Sicilia 117, Puglia 87), 492 dei quali gestiti dai comuni, mentre il resto diviso tra Province, Unioni di Comuni, Comunità Montane e Altri Enti.

Risultano così finanziati 26.012 posti (23.399 ordinari, 2.039 per minori non accompagnati e 574 per persone con disagio mentale o disabilità).

L’Assessore ai Servizi Sociali
Inka Zulli